Per poter giungere ad una piena conoscenza del Judo, bisogna innanzitutto conoscerne il “gergo”.
È consuetudine, in moltissime discipline, servirsi delle espressioni del paese di origine per diverse ragioni. La prima, e più importante, riguarda la difficoltà di alcuni termini di essere tradotti nelle diverse lingue. Una traduzione letteralmente esatta, in determinate situazione può rivelarsi concettualmente scorretta (basti pensare alla filosofia). Nella parola Judo, per esempio, sono presenti due termini “ju” e “do”, la semplice traduzione letterale ,dal giapponese, di quest’ultimo (“do”) sarebbe, in italiano, via, intesa come percorso morale; una interpretazione superficiale e concettualmente limitata. Infatti se lo stesso ideogramma del “do” lo volessimo tradurre dal cinese, da cui ha origine, in italiano, ci troveremmo nell’impossibilità di farlo, in quanto il suo significato è Tao, termine oramai mondialmente conosciuto e letteralmente intraducibile.
Un’altra importante ragione per cui nel Judo è fondamentale mantenere alcuni termini base nella lingua d’origine, sta nel fatto di poter comunicare meglio con atleti di differenti nazionalità, per scambiare opinioni e consigli tecnici.
In fine, a mio parere, mantenere delle espressioni del paese d’origine, è una forma di rispetto per chi ha tanto studiato, e faticato per regalarci questa bellissima invenzione che è il Judo.
Per tutti i chiarimenti sui vocaboli giapponesi più usati nel Judo, consultate in nostro glossario del Judo.