Il principio fondamentale per eseguire una tecnica di Judo con la massima efficacia e il minimo sforzo è quello di porre in squilibrio il corpo dell’avversario. Le fasi che consentono di mettere in pratica una tecnica di proiezione sono:

  • Kuzushi (“rottura di posizione e disequilibrio”)
  • Tsukuri (“squilibrio e migliore preparazione alla proiezione”)
  • Kake (proiezione)

Questi tre momenti sono contemporanei ma si differenziano nella didattica per una migliore comprensione.

Kuzushi (“rottura di posizione e disequilibrio”)

Il termine kuzushi significa “rompere” o “deformare la posizione”. Poiché si possa manovrare con un minimo di forza l’avversario e farlo oggetto di una proiezione (ma anche di una lussazione e uno strangolamento) è necessario rompere la sua posizione naturale e porlo in una condizione di disequilibrio che, attraverso lo tsukuri, giungerà allo squilibrio.

I kuzushi, rispetto al corpo nello spazio, sono infiniti come i punti di una sfera che circonda una persona; se ne ha comunque una classificazione convenzionale, detta happo-no-kuzushi, con otto direzioni fondamentali di squilibrio che corrispondono agli otto punti cardinali e ordinali di un’ipotetica “rosa dei venti” del kuzushi. Per applicare efficacemente una proiezione su un avversario, questi dovrà essere perfettamente squilibrato nella direzione giusta. Ogni tecnica necessita del suo kuzushi specifico.

 

 

 

Le otto direzioni principali del happo-no-kuzushi

Nel linguaggio tecnico del Judo il kuzushi è sempre riferito ad Uke, quindi uno squilibrio indietro a destra vorrà dire che Uke sarà sbilanciato all’indietro e alla sua destra.

Tsukuri (“squilibrio e migliore preparazione alla proiezione”)

E’ l’adattamento che viene effettuato da Tori (generalmente) dopo avere spezzato l’equilibrio di Uke. Lo tsukuri permette a Tori di disporsi nella posizione migliore per applicare efficacemente la tecnica di proiezione mantenendo Uke in squilibrio. Ogni tecnica ha i suoi tsukuri più indicati.

Kake (proiezione)

E’ l’atto stesso di proiettare l’avversario ed è dunque l’applicazione della tecnica che conclude l’azione cominciata con il kuzushi e proseguita con lo tsukuri.

Michiaku (“il contatto”)

Letteralmente la parola michiaku vuol dire contatto, ma nel Judo il significato di questo termine è intraducibile perché esprime un concetto, uno stato di “unione” sinergica in cui due corpi vengono a trovarsi durante un’azione, di trazione o di spinta, generalmente una proiezione, senza che il ritmo ne sia interrotto e l’equilibrio spezzato.
Nell’esecuzione di una tecnica, idealmente suddivisa in kuzushi, tsukuri e kake, il michiaku è da considerarsi come il collante di queste tre fasi. Il momento più critico è quello del passaggio tsukuri-kake, durante il quale lo sbaglio abituale è di allentare il michiaku per un istante, istante fatale utilizzato dall’avversario per ritrovare il suo equilibrio e interrompere l’azione.